
“Gon mio Galippo gombrado Burundi, amigo”.
Giovani immigrati, “african mazzabrutta”, che si prostituiscono con le ziette di Chiagliari e provincia, grazie soprattutto al loro calippo alla coca codda formato mazza da baseball, facendo soldi e fortuna.
Ecco la storia del senegalese Abdullah Mincheguà, 24enne marocchino della Nigeria.
Abdullah vive a Cagliari dal 2006 e comincia a guadagnarsi da vivere vendendo fazzoletti Finosoft e cd reggaeton ai parcheggi delle Vele.
Due anni fa, Renata Insuadedda, donna divorziata (della quale non faremo il nome) di abbastanza tanti anni, gli propone del danaro in cambio della sua terza gamba.
E’ da li che Abdullah diventa un “African gigolò” dilata-signore.
“Abdullah, è vero che, con i soldi che guadagni hai già comprato il Burundi e stai per acquistare il Ciad?”
“Sì sì, Abdullah gombrado Burundi gon soldi di goddare amigo”
“In genere qual’è il tipo di clientela che richiede i tuoi servizi?”
“Vegghie gon rigodda. Donna odore di gasu marzu ghe idaliano no riesce a soddisvare berghè brudde gome la fame e buzzano gome disgariga. Noi più abiduadi di idaliani a fame”
“Che cosa colpisce di più di voi african gigolò secondo te?”
“Noi gabire ziodde, barlare e fare sfogare di broblemi, di gorna di marido gaghineri, di marido imbodende, di marido mordo, di marito odore di boggoni, di marido ghe si godda i gani. O forse berchè avere terza gamba nelle mutanda, ghi lo sa”
“Un’ultima domanda. Leggenda narra che siate dotati di una grossa anguilla. Cosa dicono, in genere, le clienti dopo aver visto la vostra proboscide?
“Quando vedere bèndolo, signore dire mio gognome, no capito bene berghè. Anche ai miei golleghi dire sembre mio gognome. Voi sardi siete mati eheh schellellè”
L’intervista intiera nella versione cartacea di”Enrico Secci Magazine”